Paganico - Guida Turistica

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.: PAGANICO
 Paganico è un comune di 180 abitanti della provincia di Rieti.
 Il territorio comunale presenta una superficie di 9,20 Kmq ed è compreso tra 530 mt circa di altitudine del Lago del Turano ed i 1438 mt di altitudine del Monte Cervia. Gran parte del territorio si estende sul complesso montuoso del Cervia. I versanti nord-ovest e sud-ovest, che sovrastano il nucleo abitato, affacciano con aspre pendenze a strapiombo sul lago del Turano. I versanti sono ricoperti da fitta macchia di carpino, roverella e orniello assieme a ginepro, ginestra ed altre spinose. Sopra il paese un rimboschimento con pino nero e con larice eseguito circa 90 anni addietro, si alterna con la vegetazione autoctona che passa da quella submontana al faggio. La fascia più alta dei versanti è interessata da faggete degradate che lasciano spazio ad ampie praterie. Sul versante sud-ovest a circa 750 mt di altitudine, su un'aspra parete rocciosa, si manifesta la presenza di numerose grotte e sporgenze rocciose ricoperte alla sommità dal caratteristico ornamento del leccio.
  Il paese è uno dei più antichi della Valle del Turano, già documentato nell'852 (Regesto Farfense) seguì successivamente le sorti della baronia di Collalto. Non se ne esclude l'origine romana per alcune tracce di tale presenza nella zona (col nome paganicum venivano chiamati anche i luoghi in cui erano presenti rovine di età romana).
 Infatti, poco distante dal paese (circa 2,5 Km), nelle vicinanze del fiume Turano, si trova la "Pietra Scritta".
 Un rinvenimento molto recente, effettuato, in prossimità del monte dai ragazzi della Pro-Loco, è costituito da un area sacra relativa ad un santuario ad oggi non ancora investigato. I ritrovamenti sono relativi a materiali in terracotta riconducibili a tipologie votive già ampiamente attestate nei luoghi di culto dell'area centro-italica. Si tratta infatti di frammenti di piccole statue, statuette raffiguranti bovini, suini, riproduzione di parti del corpo come mani, piedi, ecc. Nei santuari era consuetudine dedicare agli dei doni votivi in terracotta che riproducevano parti del corpo umano, immagini di devoti, raffigurazioni animali, oggetti di uso quotidiano o simbolico, ecc. I votivi anatomici erano legati non solo alla sfera della salute e della guarigione, ma potevano assumere significati diversi come quelli di simboleggiare il viaggio o la preghiera dell'offerente. La dedica di parti del corpo umano con funzione propiziatoria o in segno di ringraziamento per un'avvenuta guarigione risale ad epoca molto antica. I doni in terracotta dovevano costituire delle offerte poco costose ed in quanto tali proprio delle classi meno elevate. La grande diffusione di questo genere di offerte si concentra soprattutto tra il IV ed il III secolo a.C.
 L'aspetto del borgo è quello di un "castrum" mediovale; l'ingresso è segnato da due porte che conducono tramite strettissime viuzze al cuore del paese. Nella sommità del borgo si presume ci sia stata l'antica rocca, il luogo porta infatti il suo nome ed è caratterizzato da un incastellamento con portali di accesso attorno ad un possente sperone roccioso.