Paganico - Guida Turistica

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 La Pietrascritta
 Poco distante dal paese (circa 2,5 Km), nelle vicinanze del fiume Turano, si trova la "Pietra Scritta". Con questo termine viene comunemente designato il monumento sepolcrale della famiglia dei Muttini. Caratterizzato da una difformità nella sua struttura, evidente soprattutto nel lato nord-est la cui lavorazione non è stata ultimata, il monumento presenta la fronte volta verso il fiume Turano. Il sepolcro, è stato ricavato da un masso staccatosi in antico dalla parete rocciosa soprastante ed è stato modellato tenendo conto delle caratteristiche originali del monolito. Il monumento che si imposta su di un basamento che presenta su tutti i lati una cornice modanata, ha un corpo con pianta quasi quadrangolare ed uno sviluppo tronco-piramidale. La parte superiore doveva probabilmente essere regolarizzata con elementi architettonici, che ne completavano la monumentalizzazione. Al di sotto del basamento era stata ricavata una cavità, oggigiorno non visibile, che doveva accogliere le spoglie di due inumati, mentre un pozzetto ricavato sulla faccia superiore doveva custodire le ceneri di un terzo defunto. L’iscrizione si sviluppa su tre righe e, a causa degli agenti atmosferici, risulta oggi in parte compromessa:
  P(ublius) Muttinus P(ubli) filus, pater, Clodia, mater, P(ublius) Muttinus, P(ubli) f(ilius),  Ser(gi tribu), Sabin(us), f(ilius).
  Come attesta la formula onomastica solo il figlio, ascritto alla tribù Sergia, è cittadino romano di pieno diritto, mentre il padre Pubblio Muttino è un ingenuus e la madre Clodia è menzionata con la formula onomastica limitata solo al gentilizio. Il monumento funerario del tipo a dado, si può datare tra gli ultimi anni della repubblica e la prima età imperiale e più precisamente nella seconda metà del I secolo a.C. Come già accennato nella precedente scheda “Aspetti Socio-Economici”, il monumento sarà a breve più agevolmente visitabile e godibile, appena sarà realizzato il programmato progetto di valorizzazione.
  Le numerose grotte raggiungono in alcuni casi dimensioni considerevoli (es. Grotta "Sotterra": lunghezza 20 mt circa - altezza 6 mt circa). Il versante Nord scende bruscamente nell'orrido della gola dell'Obito scavata dalle acque impetuose del fosso omonimo. Il versante nord-ovest, interessato dalla presenza di faggete e più in basso dalla presenza di estesi castagneti da frutto, degrada più lievemente.
 Il fiume ed il lago del Turano tagliano trasversalmente il territorio comunale. Sulla riva del fiume opposta al paese, il territorio dapprima dolcemente inclinato e spoglio di vegetazione (dove viene ancora praticata in forme molto modeste l'agricoltura) si eleva abbastanza rapidamente sulle pendici del monte Faito. Con L.R. del 3.10.97 n. 29 un'ampia fetta del territorio comunale (tutto il versante del Cervia che sovrasta il paese di Paganico) entra a far parte della Riserva Naturale Monte Cervia e Monte Navegna che si estende anche sui territori dei comuni di Ascrea, Collegiove, Collalto, Nespolo, Marcetelli e Varco. L'elemento predominante nel paesaggio vegetale della Riserva è rappresentato dai rigogliosi boschi che coprono gran parte dei rilievi. Assai estesi sono i castagneti con esemplari secolari di rara bellezza. La vegetazione spontanea è formata da querceti caducifogli con cerro, rovere e, più in quota, da faggete. Il popolamento animale è ricco di specie legate agli ambienti boschivi: lo scoiattolo è assai numeroso, così come il cinghiale ma non mancano tassi, marmotte, lepri, puzzole, donnole oltre ai tanti piccoli mammiferi dei boschi come il topo quercino e il moscardino. Sino a pochi anni fa la zona era regolarmente frequentata da una coppia di aquile. Oggi la specie è osservabile solo saltuariamente anche se con una certa frequenza e spesso in coppia, mentre sono ancora presenti altri rapaci come la poiana, lo sparviere, il gheppio, l'allocco, la civetta, il gufo comune. Tra gli uccelli i picchi verde e rosso maggiore, l'upupa, il fringuello, il rampichino, il ciuffolotto, il colombacchio.
 Alla sommità del paese si trova la chiesa di Santa Maria dell'Annunciazione. E' incerta la data di fondazione ma, sicuramente, già nel 1398 doveva esistere una <>. Al fondo della parete destra della navata, in una nicchia arcuata poco profonda, è affrescata una Crocifissione, databile nei primi decenni del Cinquecento.
 Al fianco della porta principale di accesso al borgo medievale si trova la chiesa di San Nicola che rappresenta oggi la parrocchiale. Le più antiche notizie rispetto questa chiesa sono quelle contenute nel registro delle parrocchie della diocesi di Rieti del 1398. Il suo aspetto attuale è molto difforme rispetto la sua fondazione originaria, sia nella facciata ed in parte nel campanile e nella zona presbiteriale. Chiesa ad un'unica navata, con 3 altari, di cui i due laterali risalenti all'ultimo decennio del XVIII sec. sormontati da due dipinti raffiguranti la madonna del Rosario e la Fuga in Egitto.
 L'attuale cimitero si sviluppa attorno all'antichissima chiesa di San Giovanni Battista situata nella località "San Giovanni" proprio al di sotto del paese e distante da esso circa 600 mt. La più antica notazione è quella contenuta nel registro delle chiese del 1398, dove veniva nominata << Ecclesia S. Iohannis de Paganica mediam procurationem>>.Quattro frammenti di Pluteo in pietra arenaria, oggi murati sulla facciata della chiesa di S. Giovanni, sembrano far parte di un unico complesso decorativo di epoca altomedievale. La tipologia sembrerebbe infatti far pensare ad un'epoca di realizzazione oscillante tra l'VIII ed il IX secolo. Nel 500 viene ricordata come "Anticamente Matrice". Nel 1713 la chiesa doveva già svolgere una funzione analoga a quella odierna e rimase con questa vocazione cimiteriale fino ai nostri giorni.
 Poco distante dal paese, all'imbocco della gola dell'Ovito (vocabolo di incerta interpretazione: "passaggio degli ovini", "luogo di morte" - trattasi effettivamente di un passaggio obbligato ed impervio tra le valli del Salto e del Turano) si trova la "Mola" (mulino ad acqua a due palmenti edificato a metà del secolo scorso per soddisfare la forte domanda per la macinazione del grano) e   due antichissimi ponti che scavalcano il fosso dell'Ovito.